Un’estate trascorsa tra Roma e l’Umbria, nel silenzio della città deserta, in un’atmosfera metafisica e nelle emozioni degli affetti in Umbria.
Dopo anni la visita del mio cugino-gemello in Umbria, rivivendo vecchi ricordi e creandone di nuovi. Ci sono altri bambini e altri cuccioli all’ombra della quercia. Assisi, Spoleto, Perugia, Montefalco, anche i luoghi cambiano.
La Rocca Albornoziana, bellissima senza più tracce del carcere, accoglie un bellissimo museo.
Grande il fascino dei frammenti lapidei: iscrizioni, sarcofagi, capitelli.
Il telamone angolare di un sarcofago medievale sembra un dio azteco con copricapo di piume.
Nei frammenti di affresco con giardini e castelli, oltre ai cavalieri, compaiono fanciulle e bambini.
Affreschi staccati e libri miniati anche nella sezione della bellissima mostra Capolavori del Trecento. Il cantiere di Giotto, Spoleto e l’Appennino.
Quello che mi colpisce delle opere sono le emozioni comunicate dalle figure. Forse proprio perché con Giotto l’espressione degli affetti torna protagonista e coinvolge lo spettatore, trascinato in un mondo altro, a vivere i momenti salienti della vita di Cristo, di Maria e dei Santi.
Mi sembra che il colore predominante, nei dipinti, come nelle meravigliose sculture lignee, sia il rosso.
Come potrebbe essere diversamente? Il rosso è il colore delle emozioni.
Il dipinto più bello è il Trittico del Maestro di Cesi, dove l’Assunzione della Vergine termina nell’abbraccio di Cristo. Lui ha lo sguardo rivolto verso di noi, mentre con un braccio circonda le spalle di Maria, che ha la testa reclinata sulla Sua spalla. L’altro braccio incrocia quello di Lei all’altezza del polso.
Interamente rossa è la veste di Maria, tessuto decorato con motivi geometrici. Rossa la tunica di Cristo, ricoperta dal manto azzurro dalle pieghe dorate.
Un tenero abbraccio e molto umano, sembra descrivere un amore reale, vissuto, di un uomo e una donna, non che quello divino non lo sia.