Il sole va e viene. La gita fuori porta di Pasquetta è stata, stamattina, la passeggiata a Villa Pamphili. Quest’anno niente Umbria, una Pasqua un po’ strana, senza la pizza al formaggio. Mi manca la mia Umbria, la mia casa, tutto.
Una Pasqua insolita. Anche quest’anno un funerale a conclusione della Quaresima. Meno lacerante perché non si è trattato di una morte prematura, arrivata nel pieno della vita e non così vicina ai miei affetti.
Una Pasqua anche poco spirituale, nonostante la presenza degli amici e la richiesta della mia presenza e condivisione nelle loro vite.
A Villa Pamphili la pluriquindicenne cinguettante e zompettante si sarebbe messa a correre appresso a tutti quelli che facevano jogging, a quelli in bicicletta, ai poliziotti a cavallo, ai cani. Nell’anno dei miei 50 anni, non solo lo spirito si sgranchisce, ma anche il corpo ha bisogno di allungarsi, tendersi, slanciarsi.
Mi guardo intorno e vedo vecchi stanchi, una vita lenta, senza entusiasmo e pazienza, con niente da fare e tanta paura, scatenata dalla coscienza della propria fragilità. Persone perse che annaspano nell’ansia e nella depressione.
Io invece avrei voglia di cantare e ballare per strada come in un musical.
Tornata da Villa Pamphili ho riesumato le tute da ginnastica, il completo da tennis e i “pigiami” da aikido. Forse dovrei ricomprare le scarpe da ginnastica e da tennis e una tuta, uno di quei pantaloni che si abbinano ai top e una maglietta. Chissà se la racchetta da tennis funziona ancora o le corde mi esploderebbero in faccia al primo tiro?!
Comunque, se voglio, posso ricominciare a fare sport già da ora.