Quando il Covid ha cominciato a farsi sentire anche come disastro economico, ho pensato che sarei rimasta lì, inerme, mentre si sarebbe portato via i miei sogni e progetti, dal più piccolo al più grande.
Pensavo che avrei dovuto rassegnarmi a perdere la casa dei sogni.
È stata la mia amica sorella che, con grande semplicità, mi ha fatto notare che questa era l’ultima occasione, che non c’era più da aspettare e invece dovevo decidermi a cambiare casa.
Non pensavo che sarei riuscita a lasciare la casa dove avevo vissuto da quando ero nata e tantomeno avrei mai pensato di venderla.
Ho cominciato a contattare agenzie immobiliari e commercialisti, dopo circa due mesi, raccolte tutte le informazioni e ipotesi possibili, ho deciso: dovevo sfidare la pandemia rilanciando al meglio.
Sia io che l’agente immobiliare pensavamo che ci sarebbe voluto molto tempo e forse non saremmo neanche riusciti nell’intento, invece in tre giorni la casa era praticamente venduta.
Non ho ripensamenti: la mia bella casa avrà una nuova vita, con una famiglia giovane, con due bambini. Tutti i ricordi li porto con me.
La casa dei sogni è la casa di mia nonna.
Forse sarebbe più giusto dire la casa dei progetti. Proprio mia nonna mi ha insegnato come far avverare i sogni: una volta deciso quello che si vuole, si lavora senza tregua, fino ad arrivare alla meta. Non esiste pioggia o vento che possano impedire o rimandarne la realizzazione. Dritti alla meta, senza ripensamenti o dilazioni.
Nella casa dei sogni ho passato la mia infanzia, i genitori dei miei primi amici vivono ancora alla porta accanto. Nel palazzo c’è ancora chi mi conosce da sempre e che conosceva i miei nonni e i miei genitori. Era anche un loro sogno trasferirsi a vivere qui, di nuovo nel quartiere dove erano cresciuti e dove si erano conosciuti. A casa di mia nonna ho conosciuto Settimia Spizzichino.
Questa casa è piena di luce, non mi stanco ancora di guardare il film delle nuvole che passano e delle chiome degli alberi che fanno a gara a chi mette prima le foglie e i fiori. Se mi affaccio vedo l’Aventino dove sono nata. Sotto, nella piazza c’è la chiesa.
Qualcuno non crede che ho rischiato, sofferto e rilanciato per andare al meglio: Testaccio è un quartiere più popolare rispetto a Monteverde. Vado a piedi in centro e ho la chiesa, il teatro, il cinema, il museo, i ristoranti letteralmente sotto casa, ma c’è il Covid non ci puoi andare.
Al posto della cantina c’è una piccola soffitta, un sottotetto, dalla terrazza condominiale si vede tutta Roma e oltre.
Questa è la mia casa dei sogni.
Metà del mio progetto si è avverato, ancora una volta in un modo inaspettato e, dopo tanta attesa, improvviso e, nonostante tutto, molto fortunato.
Chissà che non sia l’ora anche dell’altra metà, senza pensarci, lavorarci o sperarci troppo?
Tra tanti no, ecco un grande, clamoroso: sì!