È buffo, proprio ora che mi sembra che le mie mani, da pugni serrati a cercare di non perdere neanche un granello di sabbia o di cenere, si stiano aprendo, con dita divaricate, come quelle di chi prega o di chi è pronto a ricevere un dono, ma senza trattenerlo per sè, ma essendo disposto a lasciarlo andare e a condividerlo, le cose che scrivo vengono recepite come rabbiose e violente.
Mi chiedo: sono io o è quello che vivo? Qualsiasi sia la risposta: che devo fare? Tacere? Continuare a tacere? Cambiare vita? Esiste un posto dove non si riceva violenza?