È tanto che non aggiorno il sito, non che non siano successe tante cose belle e brutte nel frattempo.
Il tempo vola in un continuo ricominciare da capo dopo delusioni e cambiamenti più o meno improvvisi.
Ieri, come al solito, ero molto in anticipo sull’orario dell’appuntamento preso. Così ho deciso di concedermi una piccola passeggiata senza meta.
Dopo qualche centinaia di metri e pochi passi un cartello indicava la chiesa di san Lazzaro in Borgo XII sec. L’ho seguito lasciandomi alle spalle il traffico della Circonvallazione Trionfale e inoltrandomi in un vicolo senza uscita e nel medioevo di Borgo san Lazzaro.
Un salto nel tempo e nello spazio di uno dei rari lacerti rimasti della Roma Medievale, nascosto e perso nella città contemporanea.
Un borgo che parla di lebbra e di isolamento. Il nome lazzaretto indica il luogo di confinamento fuori della città dei malati di lebbra. Proviene da Lazzaro, che è il povero coperto di piaghe che muore e va in paradiso dove viene raggiunto dalla preghiera disperata del ricco finito invece all’inferno (Luca, 16, 19-33). Ma è anche (seppure per confusione) l’amico resuscitato da Cristo (Giovanni 11, 1-44). Simbolo di una resurrezione, drammatica sì, ma comunque un ritorno alla vita.
Il borgo risulta oggi isolato e nascosto alle spalle del Tribunale di piazzale Clodio, alle pendici di Monte Mario.
I restauri degli anni Settanta non hanno contribuito a chiarire la complessa stratificazione della zona, ne hanno anzi in qualche modo imbrogliato le tracce.
In epoca romana qui passava e anche oggi la toponomastica ce lo ricorda, la via Trionfale. Il territorio era occupato da cimiteri, sepolture e ville rustiche.
In epoca cristiana, la vicinanza della basilica di san Pietro in Vaticano, ne facevano un luogo di passaggio obbligato dei pellegrini che percorrevano la via francigena. E in occasione del Giubileo.
Secondo la tradizione (non comprovata da documentazione certa) un pellegrino francese guarito dalla lebbra fondò la chiesa dedicata a Santa Maria Maddalena e forse anche il lebbrosario alla fine del XII sec. Intorno al 1480 si collocherebbe il passaggio di intitolazione a san Lazzaro. Il lazzaretto sarebbe il primo in Europa.
La chiesa rimase a capo di un’importante parrocchia fino al XIX sec. Non ho ancora visitato l’interno che dovrebbe essere accessibile in occasione della messa domenicale alle 10.30.
Compare anche in un acquerello di Achille Pinelli.
Nella chiesa di san Lazzaro costruita su via Marmorata presso l’arco in mattoni tuttora esistente, venivano raccolte le offerte per il sostentamento del lebbrosario di Borgo san Lazzaro.
Per approfondimenti e bibliografia:
M.R. Coppola, F.M. Marchesini, M.P. Grippa Rosati, La chiesa di San Lazzaro presso la via Trionfale a Roma, in «Mélanges de l’Ecole française de Rome» 2 (1985), 555-603;
C. Serarcangeli, Modello di un ospedale perduto: il plastico del lebbrosario di san Lazzaro, in «Medicina nei secoli arte e scienza» 1 (2002), 259-266.