Era un giorno come tanti. Ancora una volta mi stavo affidando alla volontà e alla voglia di fare pur non avendo tempo né forze. Stavo ripulendo il balcone dalle foglie e i vasi dall’ortica e dalle altre piante infestanti, quando, eccolo lì, all’improvviso, il premio: tra gli sterpi secchi della peonia che mi ero comprata da sola con tanto amore e tanta soddisfazione, che mi ero rifiutata di buttare, due getti nuovi con i loro boccioli!
Era domenica e le associazione dei Salesiani per il sociale vendevano le violette di Don Bosco per finanziarsi:
“Fare il bene senza comparire. La violetta sta nascosta ma si conosce e si trova grazie al suo profumo”.
E poi la telefonata che sblocca il mio dottorato. Per me la pandemia finisce veramente solo adesso. Così come il dolore grande, non mio, ma vissuto di riflesso. La rabbia, la frustrazione, tutto via, tutto finito: la peonia rinata, la violetta di Don Bosco, il dottorato finalmente sbloccato, per non parlare della Scuola di Biblioteconomia con il tirocinio in preparazione, i lavori per i corsi e il fantastico sito che sto componendo: ecco il premio alla costanza, alla fiducia, alla volontà nonostante tutto!
Vissuto, si salva e salva nella sua imperfezione perfetta.
A mano a mano, come la bellissima canzone di Rino Gaetano, tutto va al suo posto e trova il suo senso, anche la morte, pacificata dall’amore.
Un amore reale, che sa vivere la malattia e la fragilità in modo semplice e senza retorica. Proprio per questo e in questo assoluto e totale, anche nelle sue mancanze.
La canzone è parte della bella colonna sonora che accompagna l’innamoramento fatto di sguardi, i momenti comici e i momenti drammatici.
Gli attori sono tutti belli e misuratamente perfetti. Valorizzati in ruoli insoliti, che non gli sono consueti.
È ambientato nella bellissima Lecce, come da immagine di copertina.
È un film struggente, forte, drammatico e, soprattutto, aperto alla speranza.
Misurato e curato in tutto, ma non banale.
Ci si può ritrovare nel quotidiano, come nel sogno.
Sono molte le cose dell’anno passato che, spero, continueranno a produrre i loro frutti nel Nuovo Anno.
I miei fantastici occhiali nuovi, che siano tanti di diverso colore, per guardare il mondo sempre meglio.
Prima di tutto il lavoro: lo scorso hanno ho rilanciato la mia professione di guida turistica. Sono molto soddisfatta della collaborazione con diverse società.
Tornare ad essere guida interna dei Musei Vaticani è un tornare a casa, ma con un percorso di crescita che non si è interrotto. Continuità in progressione quindi.
Ho anche un secondo lavoro, totalmente altro, con una persona meravigliosa e fragile. Sto imparando molto.
Ho rinnovato la domanda per supplenze scolastiche.
Impegno, soddisfazione e anche stanchezza.
Spero che il Nuovo Anno sia leggero così da poter essere sostenuto e portato avanti da colorate ali di farfalla.
Anche la Scuola di Biblioteconomia presso la Biblioteca Apostolica Vaticana continuerà. L’agenda della Biblioteca sarà il registro degli avvenimenti familiari del Nuovo Anno.
L’agenda non è solo mia, ma anche di mio marito e della nostra gatta Salli. Il primo evento da registrare è il battesimo del bellissimo bambino di nostra nipote nato a fine luglio scorso.
Ieri ho acquistato altri due libri della mia interminabile lista. Scalpito nell’attesa di completare la collezione dei testi di Michela Murgia!
Tra tutti i bellissimissimi regali ricevuti il libro che mi ha regalato mio marito ha un posto speciale.
L’agenda e il quaderno della Biblioteca Apostolica Vaticana sono regali che ho fatto a me stessa insieme allo shopper. Anche se poi ho deciso che pure l’agenda sarà condivisa. Se il progetto andrà in porto lo si vedrà anche qui.
Altri sette quaderni e quattro shoppers li ho regalati per condividere l’esperienza della Scuola di Biblioteconomia della medesima biblioteca per me particolarmente bella e importante.
Come sempre gli oggetti incarnano un mondo di sentimenti e avvenimenti.
Durante una particolarmente fortunata incursione in libreria dell’estate passata, ho scoperto il (mio) mondo (me stessa) Michela Murgia.
Quello che percepivo strano in me, soprattutto attraverso gli occhi degli altri è improvvisamente diventato ovvio, palese, scontato, naturale.
Ciò che non può che essere così: completo, conseguente.
Un emergere alla coscienza pacificato.
Nell’immagine di copertina i libri che ho acquisito finora.
Come si vede nell’immagine sottostante, non ho solo intenzione di collezionare tutto quello che riguarda Michela Murgia, ma anche tutto quello che cita.
Mondo nel mondo questo Evdokímov citato e testimoniato in Michela Murgia, God save the queer. Catechismo femminista, Torino, Einaudi, 2022.
Nella parte superiore del dipinto la Trasfigurazione di Cristo: volto luminoso e veste di un bianco abbacinante. Dialoga con Mosè ed Elia. A di sotto, sul monte, i discepoli Pietro, Giacomo e Giovanni sono stupiti e impauriti.
In basso, la discussione animata dei Discepoli, incapaci di guarire il ragazzo indemoniato, che guarda verso l’alto e con il braccio sollevato riporta l’attenzione al Cristo, che con le braccia spalancate, preannuncia la Passione. Mentre con le gambe, sembra incedere, come nel suo ritorno alla fine dei tempi.
Oggi, 21 dicembre 2024, ho inoltrato la richiesta di iscrizione nell’Elenco Nazionale delle Guide Turistiche.
Tutto sempre estremamente riassunto. Tante cose vanno perse.
È vero che un sito non è un diario, che pure è sempre una versione limitata di un’esistenza!
Una visone limitata che cercherò il più possibile di ampliare e collegare con cose ed esperienze apparentemente slegate tra loro.
Questi passi sembrano tanto lenti, ma a guardare bene non sono neanche tanto piccoli!
Soprattutto è difficile far capire come il mio percorso di vita e di studi, non solo sia un tutt’uno, ma cose apparentemente lontane e diverse in realtà sono connesse e non così lontane e diverse!
Altrettanto difficile far capire che non c’è un punto d’arrivo o una ripetizione, ma un continuo, incessante arricchimento.
Non c’è una perdita di tempo o, quel che sembra più preoccupante ai più, denaro.
Non c’è ripetizione nel mio ormai ricco curriculum. Le discipline vengono approfondite. Dove c’è carenza subentra e supplisce l’invenzione nel senso di scoperta.
Tra le cose più belle e importanti del corso il Seminario di inclusione. così legato alle mie esperienze recenti e al mio secondo lavoro, ma soprattutto alla vita e all’esistenza in quanto tali.
Alcuni testi del Seminario di inclusione legati alle esperienze e visite effettuate oltre che alle tematiche.
Il libro di Vincenzo Paglia porta alla coscienza e mette insieme concetti ed eventi che magari già conosciamo, ma non consideriamo o esaminiamo in modo esauriente.
È bello anche come oggetto, ha una confezione curata ormai insolita nell’oggetto libro. Per questo ha un sapore antico. La copertina è un cartoncino ruvido color panna. Risaltano le mani che si tengono, disegnate a matita, contribuiscono a quel calore che emana, tattile, dalla carta. Illustrano il concetto chiave del testo che, solo con la solidarietà, si può vivere la fragilità comune a tutti. Solidarietà che è, appunto, la forza della fragilità. Anche all’interno l’impaginazione e i materiali sono curati e molto piacevoli al tatto, alla vista, all’olfatto e all’udito.
Altrettanto vitali e importanti per vivere e capire il presente in continuità e riscoperta del passato, i libri di Luciano Floridi sempre grazie alla Scuola di Biblioteconomia.